A mia zia

Mia zia, una donna abbastanza sola.
Un funerale con 15 persone, che a stento si arriva al minian, nessun settimo.
L'imbarazzo di spiegare ai colleghi il dispiacere per la morte di una zia acquisita e quasi centenaria... Quell'imbarazzo di quando parli con un interlocutore che i parenti lontani li vede solo a Natale, e per lo più malvolentieri.

Alla morte ognuno reagisce diversamente: c'è chi si dispera, chi spolvera la bara, chi si distrae esponendo fantasiose teorie complottiste. Ma nel tempietto... Nel tempietto del Verano tutti guardano in alto, come a cercare di intuire l'abilità del Musicista dalle fattezze del suo strumento. Come si dice: l'imbecille guarda il dito, e io fra gli imbecilli in prima fila.

E' che quando sei piccolo il cimitero non sai nemmeno cos'è, mentre crescendo i funerali si moltiplicano e inizi a farti due conti.
Ottimisticamente parlando, credi di avere tanto tempo per "lasciare tutto sistemato", per cancellare i video porno dal computer e scrivere delle belle lettere sincere alle persone che hai amato, mentre i fumatori sanno bene che il treno passa appena si accende la sigaretta e la cosa più probabile è che lasceremo anche noi qualche cosa a metà.

Eppure mi viene da chiedere: e se la metà che abbiamo fatto fosse abbastanza?
Se smettessimo di aspettare i funerali per alzare lo sguardo al cielo?
Se iniziassimo a pesare gli affetti, invece di contarli?
Fra le persone che ti hanno voluto bene ci sono anche io, e so che questo conta.

A mia zia Silvana, che riposi in pace.

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