Igiene sentimentale

Notte, sete, frigo. Completa la sequenza: bicchiere sporco sul tavolo.
Dal basso della mia ironia comatosa da quasi-albori di un giorno fotocopiato in serie da quelli precedenti, mi sento di dire che non entrerò mai a ingegneria. Sarei in grado di passare il test, certo, se solo arrivassi a presentarmi. Ma la costanza richiede una disciplina che non mi appartiene e che cozza troppo con l'esigenza di continuare a mettere in discussione ogni cosa.
Questo è un mondo in cui si raccolgono i punti, si fanno le carte fedeltà, si chiama prima chi ha lo stesso gestore telefonico... Si prende la laurea. Le gratificazioni passano da impegni a lungo termine, mentre io cambio benzinaio ogni finesettimana ed è già tanto se arrivo a pagina 3 di una rivista.

I quotidiani poi, sono un lusso assolutamente fuori dalla mia portata, un po’ come il parmigiano. Quella è roba per chi cucina tutti i giorni: la compri e va consumata subito, prima che scade. Anzi, per essere precisi i quotidiani quando li apri sono già belli che scaduti e ti risucchiano in quel meccanismo perverso in cui l'unico modo per spendere quanto hai appreso leggendoli è rimediare un altro fesso, che ancora non ha comprato il giornale, e sciorinargli cotanta saggezza finché sei in vantaggio di contenuti. Ma anche no. Bisogna prendere atto che, se nello scatto sono campionessa, nella maratona sono una sega.
Ingoio il rospo insieme a questo Chanteclaire all'ananas del discount, scaduto la settimana scorsa, e mi affretto a tornare a letto contando già le ore di sonno che mi restano. Che mi restano. Le ore di sonno che.. Che mi sa che sto crollando.
Fosse mercoledì o, che so, giovedì.. Si potrebbe lasciare tutto come sta fino a domani. E invece oggi è giorno delle pulizie, la cucina ha lo stesso sguardo colpevolizzante di mia madre e “domani” non esiste. Quindi rimuovo dal tavolo senza troppe storie il cadavere di tetrapak incrostato, mossa da una sorta di riverenza che il candore dei ripiani mi impone.

Ma perché finiamo sempre per confondere gli oggetti con ciò che rappresentano e i luoghi con gli eventi di cui sono stati teatro?
Ogni volta che mi affaccio alla finestra mi sorprendo di come ancora, a distanza di mesi, nessuno osi parcheggiare sui resti dell'auto bruciata, appellandosi alla stessa assennatezza che gli suggerisce di non scoreggiare in chiesa. E il fatto che nemmeno un parcheggio riesca a redimersi, abbatte la mia speranza di rimettere a posto le cose. Come posso credere che lei si affiderà ancora a me? Altro che pulizie: ho trasformato il nostro rapporto in una cucina in cui si è sorpreso un topo, e a poco serve continuare a disinfettarne meticolosamente ogni anfratto.
Che poi magari invece esiste una possibilità di riscatto, come per gli orecchini a cui tenevo tanto che mi caddero sul pavimento nel bagno di un autogrill: li lasciai lì, convinta che tanto non li avrei mai più indossati, e adesso mi tortura il dubbio che, chissà, se li avessi raccolti e ripuliti, li porterei con disinvoltura.
Così (ecco un altro motivo per cui non diventerò ingegnere) anche se la ragione mi ripete che ho zero speranze, come simbolica presa di posizione parcheggio ogni sera la macchina nell'esatto punto in cui quella dei vicini ha preso fuoco.

Quanto era tutto più facile da bambini, quando per cancellare i torti bastava una stretta di mignolo e in vacanza si assaggiava l'acqua di mare.
Gli adulti invece non dimenticano, vedono un brulicare di germi ovunque.
Negli anni dell'Amuchina compulsiva, nessuno si rende più conto che il problema, alla fine, non è la presenza attuale di batteri, ma il fantasma delle infestazioni passate. E chiedersi in un rapporto se e quanto qualcosa sia sbagliato, si trasforma presto in una trappola viziosa che ci distoglie dalla vera domanda: possiamo lasciar correre e prenderci di nuovo per mano, oppure non c’è sterilizzazione che tenga?

3 commenti:

  1. MAMMA MIA!!!!!!! Pezzo meraviglioso...

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  2. Commossa ringrazio. E ringrazio soprattutto di essere amica di Michael, non so se mi spiego...
    Lo leggerò altre 30-40 volte, ti volevo solo avvisare.

    (mgt)

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  3. Grazie. Sono contenta che sia venuto bene, vista la forte carica emotiva era decisamente un pezzo a rischio.
    In effetti mi ha preso un bel po' di tempo..

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